umbra noa

cliente

Comune di Villanovaforru (SU)

categoria

installazioni pubbliche

anno

2020

il progetto

UMBRA NOA premio INARCH 2023

L’intervento ricade all’interno della Zona A di centro storico e riguarda la riqualificazione di uno spazio pubblico situati nell’ambito storicamente più rilevante del comune di Villanovaforru, in provincia del Medio Campidano.

La Piazza Costituzione, rappresenta lo spazio pubblico più significativo dell’abitato ed è ubicato al centro del paese fra i due edifici storici di maggiore valore monumentale: la Parrocchiale di San Francesco di Assisi e l’ex Monte Granatico attualmente in uso come Museo Archeologico di Genna Maria.
L’intervento si concentra su una piccola area collocata all’interno della piazzetta sulla Via Sanluri situata a un centinaio di metri dalla piazza Costituzione.

É una piazzetta rivestita completamente in basalto, caratterizzata da una scala con un dislivello di 150cm circa. All’arrivo dei gradini, sulla sinistra, è presente un piccolo spazio delimitato da un muretto – rivestito di basalto – e da una seduta perimetrale ad L che ne identifica lo spazio utile alle attività di socializzazione degli abitanti.

UMBRA NOA.

È una struttura pubblica, per Villanovaforru, di ombreggiamento estivo e un riparo dagli eventi atmosferici invernali.

È stata collocata ai margini della piazzetta adiacente alla via Sanluri, frequentata tutto l’anno dagli abitanti del paese.

Umbra Noa ha la struttura metallica in COR.TEN.

I riquadri ospitano una serie di elementi in terracotta trafilata (dimensioni 20x20x20 cm) che richiamano la matrice compositiva dei timbri per il pane utilizzati in Sardegna. I segni grafici della Pintadera solare quadripartita di Villanovaforru, in terracotta, sono stati destrutturati all’interno di un ritmo compositivo, generando, in modo casuale, una voluta dinamicità per rilevare le vibrazioni di luce e di ombra che si alternano differenti durante l’arco della
giornata.

Per realizzare i cubi di argilla, è stata costruita un’apposita trafilatrice a spinta idraulica verticale e sono state utilizzati due tipi speciali di terra (il dualismo luce/ombra – pieno/vuoto) Il modulo ceramico è un filtro dai lineamenti funzionali di un Cobogó[1] sudamericano o di una porzione di Mashrabiyya[2]  arabo, che nasconde, fa vedere, gioca con la luce, mostra le ombre in un costante riverbero nella matericità delle superfici forate.

La matrice è come la Comunità, compatta, unita, ma diversa.

Ogni elemento ha le sue proprie forme, le proprie sfumature caratteriali; ma è anche l’apertura all’aggregazione, all’accoglienza, agli infiniti sguardi oltre i muri.

La struttura è dotata di una copertura di policarbonato nascosta da una serie di canne arundo donax ortogonali, ordinate come un classico cannicciato nelle coperture delle abitazioni sarde.

A coronamento della struttura è previsto un pergolato d’uva che si appoggerà alla struttura stessa, frontalmente, e continuerà lungo il percorso pedonale che dalle scale conduce alla via sottostante.

  1. Il Cobogó è stato introdotto negli anni ’20, a Recife, in Brasile. Il suo nome è un acronimo derivato dalle prime sillabe dei suoi ideatori, un gruppo di ingegneri: – il portoghese Amadeu Oliveira Coimbra, il tedesco Ernesto August Boeckmann e il brasiliano Antônio de Góis Il cobogó è un elemento che consente l’ingresso della luce solare e la ventilazione naturale utilizzata nelle aperture delle costruzioni. E’ un chiaro riferimento ai più antichi Mashrabiyya arabi presenti nelle architetture già dal XIII secolo e che, inizialmente costruiti in legno, venivano utilizzati per chiudere parzialmente gli ambienti interni.
    Il Mashrabyya è un dispositivo di ventilazione forzata naturale, frequentemente usato anche per ridurre la superficie illuminante e aerante accelerando il passaggio del vento. L’effetto veniva ulteriormente accentuato quando si introducevano in prossimità, delle superfici umide, bacini o piatti che, riempiti d’acqua, generavano il senso di freschezza all’interno delle abitazioni.
  2. Il Mashrabiyya prima e il Cobogó successivamente, sono diventati elementi compositivi primari dell’estetica dell’architettura araba tradizionale e di quella brasiliana moderna.