TESSINGIU Mostra dell’Artigianato Sardo a SAMUGHEO

cliente

Comune di Samugheo (OR)

categoria

allestimenti

anno

2017

il progetto

Questo importante centro del Barigadu (in realtà Mandrolisai) ha da sempre la passione per il lavoro. Arrivando dalla ss 131 DCN, una volta attraversati la diga di Santa Chiara e il vicino paese di Busachi, si superano colline e vallate panoramiche. Sugherete e lecci fanno da sfondo e ornamento al paesaggio circostante. A Samugheo ci si arriva affrontando alcune curve dolci, tra discese e salite e il finestrino aperto per accarezzare l’aria non più umida dell’Omodeo.

In un posto affascinante, la ex Cantina Sociale, abbandonata ormai da trent’anni, l’Amministrazione Comunale ha voluto riqualificare, in parte, gli spazi che un tempo erano quelli di un lavoro straordinario. Un lavoro di trasformazione. E di trasformazione abbiamo parlato, studiato, provato e allestito: dalle uve al vino; dall’architettura industriale abbandonata, agli spazi espositivi; dalla materia prima al prodotto artigianale.

Ecco la chiave di questa edizione: la metamorfosi, l’evoluzione applicata a qualsiasi cosa, oggetto decorativo o funzionale ma comunque frutto del lavoro artigiano.

Una rappresentativa degli artigiani sardi metterà in esposizione e in vendita la loro produzione, i loro manufatti. Sono in tutto un centinaio che si distribuiscono all’interno dei corridoi e negli spazi che un tempo furono dedicati alla vinificazione. Un ambiente insolito ma affascinante. Ho cercato di lasciare il più possibile i segni di quei momenti. Dagli anni ’50, per trent’anni, si conferivano le uve trasformandole nei vini destinati anche alle tavole, anche quelle del Continente.

Quei momenti intervallati dal trascorrere delle stagioni, dal susseguirsi dei raccolti, del grano, delle uve. Sino al riposo invernale. Durante tutto l’anno, da sempre, il susseguirsi delle battiture a telaio. Gli istanti erano consuetudine, ritmo, ordito e trama.

L’odore della lana, dei filati. I bozzetti di Eugenio Tavolara appesi ai telai come degli spartiti su di un pianoforte e le artigiane a comporre melodie, suoni e intrecci.

Negli anni 70 il primo telaio meccanico. Un aiuto visto da molti come un’intrusione nell’usanza del lavoro manuale. Ma era il segno del cambiamento. Della voglia di continuare a produrre per soddisfare le esigenze del mercato. Da Samugheo, nel centro della Sardegna, alle lussuose camere sul mare. Un piccolo indotto economico per molti. Alcune aziende tessili oggi generano persino 16 buste paga mensili. Alcune di queste aziende hanno ereditato e sviluppato egregiamente la necessità innata di Samugheo di esportare i propri manufatti; di confrontarsi esponendo presso Fiere Internazionali, di collaborare con designers e artisti di fama mondiale. Nel paese, per esempio, sono nati i tappeti creati dalla designer spagnola Patricia Urquiola per un noto marchio di arredi italiano.

In questo tempo globalizzato è facile fare una ricerca nel web e scoprire, come ad esempio su Pinterest, oggetti artigianali, forme e decorazioni simili a tanti altri, sparse qua e là per il mondo. Trovare analogie di forma tra un vaso o un tessuto realizzato in Sardegna con uno realizzato nel Quebec o in Russia. Con un semplice click troviamo migliaia di input di ispirazione. Ma in Sardegna non abbiamo bisogno di frugare nel web. Abbiamo infinite possibilità di riferimenti, segni, iconografie o semplici stati d’animo, di quelli attraversati dal Maestrale, per intenderci. Abbiamo, in Sardegna, il bisogno di confrontarci, di verificare e lo si dovrebbe fare con lo scambio di idee, con la sperimentazione e la ricerca; abbiamo maestranze artigiane che non temono il confronto; abbiamo però, in Sardegna, la necessità di esportarle queste produzioni, attraversare il mare senza stringere i denti per gli alti costi di trasporto. E soprattutto abbiamo l’esigenza non solo di garantire la qualità delle produzioni artigianali o la cura dell’aspetto espositivo, ma abbiamo anche la necessità – urgente – di riprenderci le scuole d’arte ormai ridotte a cumulo di ore teoriche; o ridare vitalità alle botteghe artigiane dalle quali poter far nascere nuovamente l’interesse per l’artigianato da parte delle nuove generazioni.

Ed è così che a Samugheo producono: con la coscienza di saper fare e saperlo fare bene. Riconoscibili nelle tracce e nei segni grafici, con la capacità di comunicare e tramandare il senso di appartenenza alla propria terra, alla propria Isola; tra tecnologia e tradizione: in ogni laboratorio tessile è in funzione, alla stregua di quelli elettrici, almeno un vecchio telaio manuale.

Curata nelle edizioni 2017 e 2018, la Mostra di TESSINGIU, trovò allora una nuova location all’interno dell’ex cantina sociale di Samugheo. Un bellissimo connubio tra archeologia industriale e artigianato.

I moduli esagonali, il tempa dell’operosità e delle modularità tipiche dell’artigianato sardo rivestono in quelle due edizioni, un’importante e originale veste. Le linee dei tappeti, esposti nei corridoi, tra una cisterna e l’altra, i moduli espositivi dei gioielli, appesi con dei tiranti alle ringhiere dei passaggi superiori, accentuavano la simbiosi tra spazio e manufatti. Il mood è stato un eccellente rispetto dei luoghi, lasciati nelle condizioni originali, sospesi in un tempo ormai andato.