OPEN DESIGN ITALIA

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2021

il progetto

“Trame creative. Intrecci tra design e i principali ingredienti della cucina italiana nel mondo”
VARSAVIA – ZAGABRIA novembre 2021
Sono state giornate intense, indimenticabili, quelle appena trascorse dedicate alla VI Settimana della Cucina Italiana nel Mondo. 7 aerei in cinque giorni per poter allestire e raccontare il nostro progetto ideato e coordinato dalla mia collega Elena Santi Architosca di Open Design Italia.
Prima tappa a Varsavia, all’interno delle sale dell’ Istituto Italiano Cultura di Varsavia diretto da Donatella Baldini, tra i camini di maiolica e i caldi pavimenti di legno intarsiato; La facciata dell’edificio è in mattoni rossi, i motivi decorati di alcune nervature e di alcuni pezzi particolari di cesello, raccontano le sue origini neogotiche.
Seconda tappa nella magnifica Zagabria, nello spazio che un tempo (anni venti) ospitava la sede della prima banca Croata. Con chiare e visibili tracce del movimento artistico dell’Art Nouveau, l’edificio, che ospita attualmente Istituto Italiano di Cultura di Zagabria diretto da Gianluca Borghese, ha a disposizione un’accogliente e fornita biblioteca al piano mezzanino sorretto da importanti pilastri di marmo venato e una sala riunioni al piano terra.
Trame Creative è un progetto che sostiene e promuove la tradizione della tipicità delle paste regionali le sue molteplici biodiversità affiancando, in un giocoso e creativo racconto tessile, quelle più conosciute nel mondo a diffusione nazionale.
La cultura gastronomica regionale si eleva quindi nel promuovere l’importante e vitale peso della tradizione e della qualità dei propri territori: Sardegna, Abruzzo e Toscana sono state le regioni scelte per questo progetto. Tre regioni, simili per gli aspetti legati alle tradizioni enogastronomiche dei territori e delle materie prime, ma sostanzialmente differenti nelle forme. E sono proprio le molteplici diversità che rendono unico il patrimonio immenso della tradizione enogastronomica dell’Italia. Cultura gastronomica che, rendendo la pasta protagonista del tema principale del progetto e il tessuto come tramite dell’intera narrazione, è raccontata con creatività all’interno delle trame jaquard dei sei pannelli realizzati dal Lanificio Leo Emilio Salvatore Leo di Catanzaro.
Ognuno di noi ha avuto a disposizione due pannelli, all’interno dei quali ciascuno dei designer ha raccontato con la trasposizione grafica due tipi di pasta: una tipicamente e caratterialmente regionale; l’altra propriamente industriale più conosciuta nel patrimonio iconografico, ma di qualità.
Quando alla fine della primavera scorsa Elena mi illustrò la sua idea, cioè raccontare la pasta attraverso le trame di un tessuto, non ci pensai un attimo. Per me Su Filindeu era la pasta che più di ogni altra poteva raccontare, attraverso le sue spettacolari trame, la storia di una tradizione antichissima. Trama e ordito. Un progetto ispirato all’importante tradizione culinaria della Sardegna, con una delle sue paste più antiche dai contorni e dai riti ancestrali, conosciuta con il nome “Su Filindeu”, attribuito da taluni all’essere superiore, alla divinità ma che è ben custodita e creata delle mani sapienti delle donne, anch’esse vere e proprie divinità sin dall’epoca prenuragica, rappresentate nell’iconografia statuaria, come simbolo di prosperità, di vita e di custodi del focolare domestico.
Una composizione magica, una lavorazione antichissima che continua a vivere filtrando la luce tra i gli intrecci dei fili di pasta. “Su Filindeu” è una testimonianza di una cultura atavica che viene tuttora tramandata da generazioni di famiglie a Nuoro, in occasione delle festività dedicate a San Francesco di Lula.
Grazie all’intercessione di un’amica sono riuscito a contattare una delle signore che ancora oggi creano (“Creare” è il verbo giusto) Su Filindeu la quale, dopo una serie di telefonate in cui le spiegavo il progetto, mi ha gentilmente preparato due dischi di pasta adatti per essere trasportati all’interno dell’aereo.
Su Filindeu è, per me, una pasta magica: la trama di un tessuto magistrale, intrecciato con la disposizione a losanga (per ottenere più resistenza) dei fili sottilissimi ma allo stesso tempo romanticamente delicato ed effimero.
L’altra pasta, i fusilli, è caratterizzata dal suo aspetto di vite senza inizio né fine, una continua rotazione, appunto infinita, che induce a riflettere sulle aspettative che l’essere umano ha avuto da sempre sulla trasformazione del suo cibo. Trafile, stampi e cerchi, rimandano ai movimenti universali di convivialità, la rotondità delle cose, la morbidezza di un abbraccio, il conforto dell’estetica.
[rv]
Ecco un estratto del comunicato stampa:
“Il programma, a cura di Elena Santi, direttore artistico di Open Design Italia, ha compreso due proposte espositive nelle sedi degli Istituti Italiani di Cultura: la prima (22 novembre – 10 dicembre, Varsavia) realizzata e sostenuta dall’Ambasciata d’Italia a Varsavia in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia; la seconda (24 novembre – 15 dicembre, Zagabria) realizzata e sostenuta dall’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria
Tre regioni, tre progetti e l’ingrediente più conosciuto nel mondo: la pasta.
Un racconto di competenze e mestieri attraverso nuovi paradigmi: una narrazione estrosa e coinvolgente di intrecci tra gli ingredienti principali della cucina italiana, creatività di imprese e artigiani che contraddistingue il know-how del nostro Paese. Protagonista è la pasta nelle sue diverse forme che interseca un altro settore della nostra storia imprenditoriale come quello tessile. È quest’ultimo il linguaggio con cui esporre graficamente servendosi di trame, ordito e ingegno.
Per fare ciò sono stati coinvolti tre designer del network di Open Design Italia in rappresentanza di tre diverse regioni. Giulia Ciuoli (Toscana), Arago Design (Abruzzo) e Roberto Virdis (Sardegna) reinterpretano, sotto forma di sei arazzi in maglia jacquard appositamente realizzati dal Lanificio Leo (Calabria), antichi formati di pasta riconducibili alle proprie regioni e quelli più conosciuti.
Giulia Ciuoli sceglie i tipici pici (prodotto ancora fatto a mano in alcune zone della Toscana) accanto ai loro più lontani parenti, gli spaghetti;
Elisabetta Di Bucchianico e Dario Oggiano di Arago Design enfatizzano e stilizzano le penne con le loro rigature e gli
anellini abruzzesi con i loro cerchi eccentrici;
il designer Roberto Virdis predilige fusilli e il magico tessuto di pasta de Su Filindeu.
Accanto a queste nuove ed originali elaborazioni il visitatore potrà inoltre letteralmente toccare con mano i formati presenti in mostra e approfondire la loro storia.
(articolo pubblicato il 27 novembre 2021)